Zittire la bestia – Racconto #4

Non deve nemmeno aprire gli occhi per rendersene conto.

Lo sente. E’ di nuovo lì.

Quel panico strisciante, quella paura irrazionale, quell’ansia che affonda gli artigli nella carne. Una bestia feroce e arrabbiata, famelica, spietata e rumorosa che lambisce i bordi della sua coscienza aspettando che si svegli completamente prima di attaccare con tutta la sua forza. La sente montare dallo stomaco al petto, dal petto alla gola, dalla gola agli occhi, che rifiutano di aprirsi.

Perché? Perché di nuovo?

Sente ogni parte del corpo pesante come piombo. Ogni piccola azione sembra ardua da portare a termine, un’impresa impossibile, una fatica sovrumana.

Da dove arriva tutto questo? Ieri stava benissimo. Beh, insomma… benissimo. Quasi benissimo. Di sicuro però non si aspettava questa terribile crisi, proprio adesso che incominciava a riprendersi. Di punto in bianco è tornata al punto di partenza e si ritrova in lacrime, senza un motivo apparente, a lottare anche solo per compiere il semplicissimo gesto di alzarsi dal letto.

Un artiglio invisibile è stretto attorno al suo petto e rende difficile respirare. Un vuoto divorante scava un buco al centro del suo stomaco. E’ la bestia che sferra il suo attacco.

Ogni azione sembra pesante, faticosa, tremenda. La vita appare impossibile da affrontare.

Un momento la sua mente ottenebrata dalla paura cerca di scrollarsi da addosso il torpore per trovare la fonte di quelle lacrime; il momento successivo tutto il suo essere si chiude a riccio per non pensare a niente.

Con uno sforzo disumano, una mano si avventura fuori dalle coperte sul comodino per cercare un fazzoletto. Senza l’aiuto degli occhi, ancora semichiusi, le dita sfiorano le lenzuola fino al bordo dell letto, trovano il legno del ripiano e scorrono oltre la lampada. Dovrebbero esserci dei fazzolettini qui da qualche parte.

I polpastrelli sfiorano della carta, ma non è quella dei fazzoletti. Una superficie liscia. Una costa. Pagine.

Senza bisogno di un ordine volontario, le dita si chiudono sul libro e lo fanno scivolare nel letto, sul cuscino, accanto al suo viso.

Prima ancora di sentire le pagine sulla guancia percepisce l’odore. Il profumo delle pagine stampate é inconfondibile e allo stesso tempo sempre diverso. Questo sa un po’ di auto nuova e un po’ di patatine fritte.

Il pensiero del cibo fa sobbalzare il suo stomaco, già dilaniato dagli artigli della bestia, ma si concentra sulla fragranza di auto nuova, così rilassante, così pura, pulita, ancora incontaminata, piena di possibilità.

Quel peso sul petto, fino a poco fa così insopportabile, ora sembra poco più leggero. I suoi occhi, ancora annebbiati dalle lacrime, si aprono di più e alcune gocce scivolano, scorrono sulle guance lasciando una traccia umida e si fermano sulla pagina, dove formano una chiazza piccola e circolare.

Gli occhi, ormai aperti, vedono: parole.

All’inizio sono solo caratteri stampati, posti l’uno accanto all’altro apparentemente senza un senso. Poi, pian piano, le lettere formano parole, le parole frasi e le frasi cominciano a creare un’altra realtà. La bestia sembra un po’ meno affamata, un po’ meno aggressiva. Le lacrime si asciugano.

Altre parole, altre frasi acquistano un senso e dipingono paesaggi, tratteggiano persone, raccontano avvenimenti. Senza nemmeno rendersene conto, si trova seduta sul letto. le coperte ammucchiate ai suoi piedi, gli occhi asciutti e il libro tra le mani.

Con ogni nuova frase, il vuoto allo stomaco sembra riempirsi, la stretta al petto allentarsi, la vita farsi sopportabile e la prospettiva di alzarsi dal letto per iniziare una nuova giornata non è più così insostenibile. Le parole che aveva bisogno di sentire, erano proprio lì accanto a lei, sul comodino, chiuse tra le pagine di un libro, ad attendere che avesse bisogno di  un’arma per zittire la bestia.


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